“L’amicizia è una cosa grandiosa. E se arrivato a 40 anni non hai amici, be’, datti da fare. Perché sono loro che ti salvano. Loro e basta”. È una storia di amicizia, ribellione, allegria, complicità, ma anche dolore e sofferenza quella di Blu, Lorenzo e Antonio, i tre giovani protagonisti del film “Un bacio” del regista e sceneggiatore Ivan Cotroneo.
Lorenzo è un ragazzo che ha avuto una vita travagliata, ma, nonostante ciò, non ha paura di mostrarsi agli altri nella sua esuberante spontaneità. Gay dichiarato, sfoggia un sorriso sfrontato davanti a tutto e tutti, non teme il giudizio altrui, ogni volta che entra in una stanza porta con sé un’esplosione di colori e di allegria. Tuttavia, si scontra con il rifiuto e la chiusura mentale dei suoi compagni di classe, che lo isolano e lo deridono, arrivando anche a creare la pagina Facebook “Io odio Lorenzo”, classico strumento di cyberbullismo. Lorenzo sembra reagire con grinta alle provocazioni, ma in fondo al suo cuore sogna una vita diversa, in cui sentirsi accettato così com’è. Ogni volta che qualcosa non va, infatti, tende a rifugiarsi in un mondo tutto suo fatto di amici numerosi, di accoglienza, di ammirazione dei compagni di classe nei suoi confronti.
Blu, invece, è una ragazza bella e spavalda, con un talento naturale per la scrittura ereditato dalla madre, con cui però ha un rapporto conflittuale. Come confida alla se stessa del futuro in un diario destinato a conservare i suoi pensieri più profondi, sente che i suoi genitori non stanno nutrendo i suoi sogni a causa delle loro delusioni, è lei che protegge loro; anche per questo tende a nascondere la sua fragilità dietro un atteggiamento aggressivo.
Poi c’è Antonio, abile giocatore di basket ma totalmente chiuso in se stesso, bloccato nello studio e nelle relazioni con gli altri, compresa quella con la sua famiglia. Sulla sua fragilità e sulle sue insicurezze pesa la morte prematura del fratello maggiore, che Antonio considerava il prediletto dai suoi genitori. Quando è solo con se stesso, chiuso nella sua stanza, continua a vederlo davanti a sé e a parlarci, come se il fratello fosse la voce della sua coscienza pronta a portare alla luce i suoi timori più inconfessabili.
All’interno di una classe dominata dalla prepotenza e dalla chiusura mentale dei bulli, legittimate dalla complicità silente di chi non ha il coraggio di denunciare i loro soprusi, l’avvicinamento tra Blu, Lorenzo e Antonio nasce come l’incontro fra tre solitudini, diverse ma al tempo stesso simili: la solitudine di chi ha voglia di sfuggire alle etichette di “sfigato”, “ritardato”, “frocio” o “troia”, di chi si ribella agli standard imposti dalla società e rivendica il suo diritto a vivere liberamente la propria vita.
Così, “l’amicizia è una cosa grandiosa” e i tre scoprono il divertimento di andare in giro fino a tarda notte a fare scherzi e a ridere insieme, la gioia di poter essere se stessi, di avere qualcuno pronto ad ascoltarli, e il coraggio di mettere all’angolo i bulli spiattellando sul web – lo stesso che aveva colpito Lorenzo – le loro debolezze, perché “non serve criticare gli altri, siamo tutti criticabili. Al mondo nessuno è normale”. Tuttavia, insicurezze e travagli interiori minacciano di rovinare l’equilibro così naturalmente e faticosamente costruito dai tre ragazzi, lanciando il messaggio che è importante chiedere aiuto, parlare, confrontarsi con gli altri, perché non siamo soli, a qualcuno importa del nostro malessere. E trovare il coraggio di affrontare le proprie paure, prima che sia troppo tardi.
“Un bacio” è un film che diverte e al tempo stesso fa riflettere, ben costruito con una giusta alternanza tra momenti di leggerezza e altri di profondità, che in alcuni casi sfociano nel dramma. Così puoi ritrovarti a ridere per le battute spiritose di Lorenzo, ma un momento dopo l’amarezza ti coglie di sorpresa. Molto importante è anche il ruolo degli adulti, tra insegnanti pieni di pregiudizi che fomentano l’atteggiamento dei bulli; genitori preoccupati per i figli, che cercano di capirli ma non comprendono fino in fondo il dramma che stanno vivendo; e genitori che non hanno paura di smontare la chiusura mentale di alcuni professori, come il padre adottivo di Lorenzo, che afferma: “Mio figlio non deve essere tollerato, deve essere accettato”.
Dal film emerge un quadro dell’adolescenza quanto mai attuale, fatto di ragazzi alle prese con le insicurezze e le fragilità tipiche dell’età, che non si sentono capiti, che vivono situazioni familiari difficili o che hanno un rapporto conflittuale con la propria famiglia; ragazzi che devono fare i conti con eventi che li hanno segnati e che trovano insieme la forza di ribellarsi al bullismo. Come dice Blu, solo l’amicizia ti salva, ma a volte può far male. E allora è importante raccontare quello che è successo, affinché altre persone possano trovare il coraggio di combattere le proprie battaglie.