Illustrazione di Ilaria Zanellato

Le scarpe che indossiamo raccontano molto della nostra vita. C’è chi indossa scarpe troppo strette, perché hanno un bell’aspetto o per assecondare le aspettative di qualcun altro. Così, costringe la carne e le ossa ad adattarsi a una forma che non gli appartiene. Che soffoca e fa soffrire. C’è, al contrario, chi indossa scarpe troppo larghe, e per paura di perderle cerca di riempire con ogni mezzo lo spazio che separa il tallone dalla tela. Ma ad ogni passo i timori ritornano, costringendo i malcapitati a rallentare il cammino per non restare scalzi. Poi c’è chi è talmente affezionato al suo vecchio paio di scarpe da non riuscire a liberarsene. Sporche, con la suola un po’ scollata, con il cuoio consumato: non importa che difetti abbiano, le loro imperfezioni ci coccolano e ci confortano, e abbandonarle per un paio di scarpe più comode ci sembrerebbe come abbandonare un po’ di noi stessi.

Ne Il bambino con le scarpe rotte ho voluto raccontare la storia di un piccolo che non ha paura di soffrire. Un bambino coraggioso che sceglie di dare un calcio alle ingiustizie per affacciarsi in un mondo nuovo e incerto, non importa quanto il cambiamento faccia male. Almeno all’inizio. Un bambino che fa i conti ogni giorno con la vergogna, le insicurezze, le differenze sociali e il bisogno di ribellione, ma alla fine trova il coraggio di liberarsi del fardello che gli impedisce di correre libero, sfidando ogni sassolino e ogni buca che incontra sul suo cammino.

Quel bambino vive in ognuno di noi: tutti abbiamo avuto le scarpe rotte almeno una volta, e tutti combattiamo battaglie silenziose per liberarci dalle nostre insicurezze e riscoprire la leggerezza di vivere senza pesi sul cuore. 

Ma una volta imparato a correre, non ci si ferma più: Il bambino con le scarpe rotte ha bisogno di viaggiare in spazi più ampi delle pagine di un libro. Per questo nasce il blog: vorrei che tutti i bambini, gli insegnanti, i genitori, gli educatori e in generale i lettori si chiedessero “cosa sono per me le scarpe rotte?” e in questo spazio raccontassero la loro esperienza. 

Vorrei innescare una riflessione condivisa per mostrare come le insicurezze e le fragilità non sono lati oscuri da nascondere, ma punti di forza che ci spingono a camminare e a crescere con gli altri. 

Tutti abbiamo bisogno di compagni di viaggio che abbiano un passo in cui riconoscerci, un passo vicino al nostro. E ogni bambino, qualunque sia la sua età, può imparare a scoprire il suo. Con le scarpe o a piedi nudi.

Rosa Cambara – [email protected]

 

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