“Mamma, non voglio andare a scuola oggi”. Alice non si sente molto bene, ha mal di pancia, vorrebbe restare a casa. Ma la mamma è troppo presa dai suoi impegni per cogliere la supplica negli occhi della bambina. Crede sia un malessere passeggero, non si rende conto che quel mal di pancia nasconde qualcosa di più profondo.
“Il compleanno di Alice” è un cortometraggio scritto e diretto da Maria Grazia Cucinotta. Il corto è stato presentato dal Consorzio Sintesi alla Locanda dei Girasoli di Roma, che dà lavoro a ragazzi con sindrome di Down.
Quella di Maria Grazia Cucinotta è una storia di bullismo scritta per i bambini, ma soprattutto per gli adulti, per farli riflettere sull’attenzione che (non) prestano ai propri figli.
Alice è una bellissima bambina, con un sorriso dolce e radioso che si spegne quando sta per andare a scuola, dove sa che incontrerà le bulle che la torturano. Sì, perché il bullismo non è solo maschile, le ragazzine sanno essere tremende quanto i loro coetanei. Ma nessuno intorno a lei sembra accorgersi di ciò che le succede.
Alice vorrebbe che tutto fosse diverso: avere tanti amici, un padre più presente, una famiglia più attenta ai suoi malesseri. Invece si ritrova sola; nell’età in cui bisognerebbe essere felici e spensierati, lei non ha nessun amico con cui spegnere le candeline alla festa del suo compleanno.
Il bullismo non è fatto solo di violenze e di offese, ma anche di esclusione; del far restare qualcuno ai margini, isolato. Quel bambino, crescendo, si chiederà perché è successo proprio a lui, se c’è qualcosa che non va nella sua persona; proverà vergogna e disagio in mezzo agli altri, si chiuderà in se stesso e si porterà dentro quelle ferite anche da grande.
Gli adulti pensano che i problemi ce li hanno solo i grandi, che le loro difficoltà sono più importanti; invece anche i bambini hanno dei problemi, e soffrono perché non sanno come affrontarli.
«Io sono stata una bambina bullizzata e oggi sono una donna di successo – racconta Maria Grazia Cucinotta – Essere più sensibile non vuol dire essere debole; non vuol dire che nella vita non ce la farai». E allora, tutti insieme, ognuno nel suo piccolo, possiamo dire “no al bullismo” e fare rete, a cominciare dalle scuole. Solo così un giorno le cose cambieranno.